luglio 2012

 

Questa non è una crisi, è il declino. Beato quello stato che avrà un governo che, avvedutosi e rassegnatosi per tempo, saprà gestire il declino. Quello che non ce lo avrà non potrà far altro che subirlo.

 

agosto 2012

 

La colpa è mia. Dirlo tre volte: appena svegli, all’ora di pranzo e prima di coricarsi. Tutti quanti. Anzi, dirò di più: la colpa è mia e basta, solo mia.

 

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Condivido ogni sorta di indignazione ma non credo a nessun indignato. Quanto ai rimedi proposti, poi... c’è da sbellicarsi dalle risate.

 

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Dobbiamo alla morale cristiana la prodigiosa forza di cui oggi è dotato il vittimismo. Oggi, acquisire l’istituto di vittima significa arruolarsi nell’esercito degli intoccabili, degli indiscutibili a cui tutto è concesso. Qualsiasi categoria o gruppo riesca a persuadere di essere perseguitato o discriminato assume automaticamente un potere che gli deriva dalla cattiva coscienza dei più, dalla paura ormai definitivamente conculcata di essere inquadrati tra i “cattivi” della storia. Se non sei vittima o se non rendi omaggio alle vittime fino alla prostrazione, sei un carnefice e basta. Se vuoi parlare, in qualunque modo esprimerti, passa prima davanti alle icone dei martiri e poi di’ la tua, ma non mettere mai in discussione le loro sofferenze e il loro ruolo. Ai loro eredi è concesso il potere e, quello che più lascia esterrefatti, persino il diritto di essere carnefici a loro volta, come se fosse legittimo ogni atto di reazione – comprese le nefandezze – a ciò che hanno patito i loro maggiori.

 

marzo 2013

 

Non riesco a capacitarmi come oggi, in questo preciso momento della storia della nostra civiltà (ma anche forse della storia della nostra specie), non ci si arrenda a un'evidenza che anche l'uomo dotato del più modesto degli spiriti di osservazione, della più modesta delle intelligenze (compatibilmente con un minimo di obiettività) dovrebbe saper riconoscere. Intendo il disastro intellettuale, morale, creativo che accompagna oggi la vita di tutti i popoli del pieneta. La spaventosa mancanza di energia delle nuove generazioni, la mancanza di ogni facoltà, non dico nemmeno spirituale, ma ormai anche solamente umana, che è di tutti i presenti popoli. Un abbrutimento generale, planetario, senza speranza di riscatto se non al di là di una catastrofe. Come non vedere tutto ciò in ogni cosa: nella perdita d'indipendenza delle culture, nell'assenza di dignità, finezza, coraggio, autorità degli uomini di governo; nel disordine, nella follia e nella fellonia degli artisti, nella dilagante mistificazione degli uomini pubblici, nella diabolica immoralità di chi opera nell'economia e nel crimine organizzato; nella meschina superbia dei magistrati, nella impotenza e nella negligenza degli educatori, nella progressiva perdita di salute mentale e fisica delle masse che sbandano allucinate dietro a questo o a quel miraggio, che è sempre più povero, sempre più insignificante, sempre più basso e banale? Come non vederlo nell'immondizia dilagante, nella deturpazione della terra, nella formicolante e onnipervadente presenza della specie umana! E come non vedere soprattutto che chi è fuori da tanta vergogna non ha più la forza di reagire, nemmeno per salvare se stesso! Come non vedere che non si dà più alternativa storica a tutto ciò! Che l'uomo non è più in grado di far nascere, non dico una classe, ma neanche una sola figura nobile e capace, che riesca a trascinare dietro a sé almeno per una stagione, almeno un qualche solo sparuto gruppo di uomini votati al sacrificio. Niente più è possibile perché la menzogna si stende su tutta l'umanità, e vi si stende come suprema necessità, perché nessuna verità ha più forza. È una disastrosa e cosmica perdita di energia e non riconoscerlo è un insulto ad ogni ultimo restante briciolo d'intelligenza umana.