MILLENOVECENTOSESSANTASETTE

Quelle sere di un tempo lontano,
viventi nel nostro ricordo,
come chiara presenza in me le sento
alle soglie del nostro tormento;

e davanti ai miei occhi sta in volo
l'immagine mia e di quel giorno
che piano condusse il mio cuore alle porte
dell'amore più bello e più forte,

La ferita che aprimmo, coscienti,
a vicenda nel cuore d'ognuno
fu quel vincolo saldo che, alla fine,
fece stretta la fede a ciascuno.

Ed il vento portò via le foglie
ed il tempo lenì quel rancore;
chi scomparve e obbedì ad orgoglio e paura,
chi nelle mani rinchiuse il dolore.

Così fu giorno ed in luce apparimmo
più chiari a noi stessi ed al cielo,
dividendo tra noi un'identica sorte
e 1'amore per la bella morte.

E fu triste vederli partire
e partir le speranze con loro;
noi mutammo la parte scomparsa allo sguardo
in coscienza ed in riso beffardo.

Con lo sguardo rivolto all'aurora
accogliamo la luce del sole,
ma quel segno rimane negli occhi d'ognuno,
ma quel segno ancora ci duole.

Camminiarno con libero passo
nelle mani stringendo i frammenti
d'un gioiello non più come un dì posseduto,
d'un gioiello che è andato perduto.